lunedì 9 febbraio 2015

Qualità della formazione scolastica: come valutarla?

Roberto Trinchero, Professore associato di Pedagogia sperimentale, Università di Torino, nel suo articolo pubblicato da Aggiornamenti Sociali (2/2015) cerca di dare risposte ai seguenti interrogativi:
  • Ma come è possibile valutare l’efficacia della proposta educativa di ciascuna scuola?
  • Quali strumenti e quali scopi ha questa valutazione? 
  • Essa è solo un mero adempimento burocratico o un modo per formulare graduatorie, oppure si tratta di un’opportunità per indirizzarci verso la realizzazione di una “buona scuola”?
e quindi tirare a conclusione le seguenti affermazioni:

Liberata da opposizioni di parte, pregiudizi, difesa di prese di posizione, slogan propagandistici per acquisire consenso, la valutazione può davvero essere un’occasione di stimolo per attivare un processo di miglioramento continuo della formazione offerta da ciascun istituto.
L’ottica deve essere quella di una “scuola che apprende”, non di una “scuola che si difende”. La valutazione è utile nella misura in cui individua i problemi di funzionamento dell’organizzazione,
propone cambiamenti, li mette in atto, ne controlla i reali effetti e li porta a regime. Non è utile una valutazione che si limita a fotografare l’esistente senza proporre e attivare percorsi concreti di cambiamento o che focalizza i suoi sforzi nel cercare buone ragioni per giustificare l’esistente, dimostrando che il cambiamento è impossibile a meno che non siano altri a intervenire (le istituzioni, la società, ecc.).
Una “buona scuola” è quindi una scuola che è in grado di riconoscere i propri problemi e di affrontarli efficacemente, producendo un miglioramento dimostrabile da un anno all’altro, senza rimanere concentrata sul rispetto “dei bolli e delle procedure”.