Dal corrente anno scolastico prende il via il procedimento di valutazione delle istituzioni scolastiche che in questa prima fase sarà focalizzato sull’attività di autovalutazione e sull’elaborazione del rapporto di autovalutazione (RAV). Secondo la timeline indicata dal MIUR nella direttiva n.11 del 18 settembre, infatti, le scuole già dai mesi di settembre-ottobre avviano l’autovalutazione di istituto per la rilevazione dei dati e delle informazioni sulla qualità della scuola che, insieme a quelli messi a disposizione da MIUR e Invalsi e disponibili a sistema, forniranno le evidenze per la redazione del RAV.
Siamo, dunque, nella fase di avvio che impegna dirigenti e docenti nella scelta di modalità e procedure e nella predisposizione degli strumenti necessari per l’autovalutazione di istituto. E’ questa una fase molto delicata che richiede chiarezza di intenti e condivisione di significati a tutti i livelli. A livello di scuola è sicuramente importante vivere la valutazione come un momento importante per “fare il punto della situazione”; per una verifica delle scelte operate in autonomia; per scandagliare le principali aree di funzionamento dell’organizzazione scolastica (ambiti di funzionamento, indicatori e descrittori) e per definire, anche in termini di standard, la situazione di partenza della scuola, la qualità prodotta e quella percepita dai suoi principali portatori di interesse illuminando così zone d’ombra e aree di criticità rispetto alle quali individuare possibili obiettivi di miglioramento.
A livello centrale è necessario che sia chiaramente espresso l’intento dell’Amministrazione e la finalizzazione della valutazione “al miglioramento della qualità dell'offerta formativa e degli apprendimenti” come indicato nel Regolamento del SNV e come ribadito nella recente direttiva del MIUR.
E’ importante che le scuole percepiscano con chiarezza e senza ombra di dubbio che criticità, zone d’ombra, punti di debolezza costituiscono il punto di partenza di un processo dinamico e generativo di nuove sinergie a sostegno di percorsi innovativi che richiedono coraggio, disponibilità a mettersi in gioco con il rischio di sbagliare ma anche con la certezza di poterci provare di nuovo, per avvicinarsi progressivamente ai traguardi di miglioramento attesi.
A questo proposito si ritiene che nella comunicazione istituzionale si debbano evitare formule poco chiare che possono generare confusione, quando non chiusura, e che rischiano di snaturare il senso vero della valutazione come processo per migliorare e sviluppare apprendimenti, didattica, competenze professionali.
Un esempio di poca chiarezza è rintracciabile nelle linee guida del governo sulla Buona Scuola e nel paragrafo 3.1 “valutazione per migliorare” che si apre con la declaratoria “Scansiamo il campo dagli equivoci: il sistema di valutazione della scuola che intendiamo costruire non è fatto di competizione e classifiche”, e che si conclude con le indicazioni “il finanziamento per l’offerta formativa (a partire dal MOF) sarà in parte legato all’esito del piano di miglioramento scaturito dal processo di valutazione” e “il livello di miglioramento raggiunto dall’istituto influenzerà in maniera premiale la retribuzione dei dirigenti”.
Parafrasando don Milani, si vuole forse intendere che il sistema si prenderà cura delle scuole sane e lascerà morire quelle in sofferenza, proprio come un cattivo maestro? Oppure si vuole comunicare l’idea di una valutazione che apprezza, valorizza e riconosce progressi valore aggiunto al netto di … in senso incrementale; che suggerisce rotte migliori e fornisce strumenti più efficaci per migliorare in senso orientativo; che sostiene (anche con investimento di risorse professionali e finanziarie) i processi di miglioramento in senso formativo?
Occorre più chiarezza.
Siamo, dunque, nella fase di avvio che impegna dirigenti e docenti nella scelta di modalità e procedure e nella predisposizione degli strumenti necessari per l’autovalutazione di istituto. E’ questa una fase molto delicata che richiede chiarezza di intenti e condivisione di significati a tutti i livelli. A livello di scuola è sicuramente importante vivere la valutazione come un momento importante per “fare il punto della situazione”; per una verifica delle scelte operate in autonomia; per scandagliare le principali aree di funzionamento dell’organizzazione scolastica (ambiti di funzionamento, indicatori e descrittori) e per definire, anche in termini di standard, la situazione di partenza della scuola, la qualità prodotta e quella percepita dai suoi principali portatori di interesse illuminando così zone d’ombra e aree di criticità rispetto alle quali individuare possibili obiettivi di miglioramento.
A livello centrale è necessario che sia chiaramente espresso l’intento dell’Amministrazione e la finalizzazione della valutazione “al miglioramento della qualità dell'offerta formativa e degli apprendimenti” come indicato nel Regolamento del SNV e come ribadito nella recente direttiva del MIUR.
E’ importante che le scuole percepiscano con chiarezza e senza ombra di dubbio che criticità, zone d’ombra, punti di debolezza costituiscono il punto di partenza di un processo dinamico e generativo di nuove sinergie a sostegno di percorsi innovativi che richiedono coraggio, disponibilità a mettersi in gioco con il rischio di sbagliare ma anche con la certezza di poterci provare di nuovo, per avvicinarsi progressivamente ai traguardi di miglioramento attesi.
A questo proposito si ritiene che nella comunicazione istituzionale si debbano evitare formule poco chiare che possono generare confusione, quando non chiusura, e che rischiano di snaturare il senso vero della valutazione come processo per migliorare e sviluppare apprendimenti, didattica, competenze professionali.
Un esempio di poca chiarezza è rintracciabile nelle linee guida del governo sulla Buona Scuola e nel paragrafo 3.1 “valutazione per migliorare” che si apre con la declaratoria “Scansiamo il campo dagli equivoci: il sistema di valutazione della scuola che intendiamo costruire non è fatto di competizione e classifiche”, e che si conclude con le indicazioni “il finanziamento per l’offerta formativa (a partire dal MOF) sarà in parte legato all’esito del piano di miglioramento scaturito dal processo di valutazione” e “il livello di miglioramento raggiunto dall’istituto influenzerà in maniera premiale la retribuzione dei dirigenti”.
Parafrasando don Milani, si vuole forse intendere che il sistema si prenderà cura delle scuole sane e lascerà morire quelle in sofferenza, proprio come un cattivo maestro? Oppure si vuole comunicare l’idea di una valutazione che apprezza, valorizza e riconosce progressi valore aggiunto al netto di … in senso incrementale; che suggerisce rotte migliori e fornisce strumenti più efficaci per migliorare in senso orientativo; che sostiene (anche con investimento di risorse professionali e finanziarie) i processi di miglioramento in senso formativo?
Occorre più chiarezza.